giovedì 15 agosto 2013

Stare in piedi

Forse la vita è una questione di posture. Come ci relazioniamo al nostro corpo e come esso sta al mondo e nel mondo. La schiena dritta, la schiena piegata, la schiena di lato. Ricordo che da piccola mia madre temeva per la mia schiena, temeva mi venisse la scoliosi, chissà che bambina sarei stata con la scoliosi.


Martha Graham, foto di Soichi Sunami.
Secondo la coreosofa statunitense Martha Graham, il termine ‘postura’ rimanda a “quell’istante di apparente immobilità di quando il corpo è bilanciato per l’azione più  intensa e impercettibile, il corpo nel momento della sua efficienza potenzialmente più grande” (Graham, 1941: 181). E una di queste posture è quella che, a quanto pare, ci contraddistingue come esseri umani, la posizione eretta. Lo stare in piedi su due gambe invece che su gambe e braccia. 


Questa postura si collega allo stare immobili, ma, come suggerisce Graham, lo stare immobile è solo apparente, in quanto stare fermi e stare fermi in piedi comporta il mantenimento di un equilibrio. Graham di nuovo ci fornisce degli spunti interessanti, “come in qualsiasi altro edificio architettonico, il corpo viene mantenuto eretto dall’equilibrio. L’equilibrio è una sottile relazione che viene mantenuta lungo le varie sezioni del corpo” (Graham, 1941: 182-183).

Lo studioso statunitense Scott Abbott parla dello stare in piedi da un punto di vista metaforico ed, elencando termini collegati alla radice ‘sta’ (costantemente, insistentemente, ostinatamente, circostanze, esistenza, sistematico, resistere) sottolinea come “la metafora dello stare in piedi determini il nostro concetto di tempo e spazio; plasmi il nostro modo di intendere l’esistenza e l’estasi (...). In breve, ogni volta che gli esseri umani hanno prestato attenzione scientifica o artistica allo status di esseri umani, lo hanno fatto attraverso la metafora dello stare in piedi” (Abbott, 2011).


Ne la Sagra della primavera del coreosofo russo Vaclav Nijinskij, la danzatrice che interpreta il ruolo dell’Eletta, nel secondo atto, deve restare immobile in piedi, ginocchia piegate, mani sulle ginocchia e testa di lato, per circa dieci minuti. Dopo di che danzerà il suo assolo finale. Cosa significa questo? Che tensione si deve creare nel corpo per mantenere uno stadio di equilibrio di questo tipo?


Erdem Gündüz, "l'uomo in piedi".
Stare fermi, mantenere un equilibrio, posizionarsi nel tempo e nello spazio, resistere. È a questo ultimo termine che mi aggancio per trattare di una particolare forma di resistenza che, in due contesti piuttosto differenti, ha trovato nell’atto dello stare in piedi la sua affermazione più forte, potente e sovversiva.


Il primo esempio è quello del coreosofo turco Erdem Gündüz che ha messo in atto una protesta singolare e di forte impatto attraverso l'atto dello stare in piedi. Dalla fine di maggio ad Istanbul si sono create delle proteste spontanee per contestare la decisione del governo di creare un nuovo centro commerciale dove ora è il Taskim Gezi Park. Il 17 giugno Gündüz è andato a Gezi Park ed è rimasto in piedi immobile e in silenzio per circa cinque ore guardano l'immagine di Mustafa Kemal Atatürk, il fondatore della Turchia moderna, immagine che si staglia su di un palazzo che dà sul parco. Le foto mostrano Gündüz con i capelli legati dietro la nuca, una camicia bianca e un paio di pantaloni neri, le mani in tasca e lo zaino fermo ai suoi piedi. Questa forma di protesta si è subito propagata per il paese e sui social network, conferendo al coreosofo l'hashtag su twitter di #duranadam, "uomo in piedi" in turco.

Pochi giorni dopo, il 25 giugno nello Stato del Texas, la senatrice Wendy Davis è rimasta in piedi per dieci ore in un atto di filibustering (procedura parlamentare che permette di discutere un progetto di legge ad oltranza causando anche la posticipazione del voto), sabotando di fatto una legge che avrebbe limitato il diritto all'aborto in Texas. Davis si è preaprata coscienziosamente, indossando delle scarpe da ginnastica e mangiando uno snack prima di iniziare a parlare. Il voto è stato fatto dopo la mezzanotte e per questo dichiarato nullo. Il progetto di legge è poi stato approvato, ma per quel giorno Davis ha messo in atto un tipo di resistenza davanti alla quale il Senato nulla ha potuto fare per contrastarla.
Questi due atti hanno un precedessore illustre nello studente, anch'egli in camicia bianca e pantaloni neri che il 5 giugno del 1989, a seguito del massacro di studenti, intellettuali e operai uccisi dalle forze militari mentre protestavano a Pechino in Piazza Tiananmen, si è messo in piedi fermo davanti ad una fila di carroarmati, divenendo il simbolo delle proteste di Pechino.

Wendy Davis durante il suo filibustering.
Lo stare fermi in piedi è un atto di affermazione forte, come suggerisce Abbott. Ma quello che questi atti di protesta ci dicono è che lo stare fermi in piedi in luoghi particolarmente significativi come Gezi Park, la sede del Senato dello Stato del Texas e Piazza Tiananmen può rappresentare anche un modo inusuale e potente di manifestare il proprio dissenso, un modo che destabilizza e indebolisce soprattutto a livello simbolico il sistema. E lavorare sul piano simbolico è uno dei passi fondamentali per operare un cambiamento.
E allora tutti in piedi!


(Nota: le traduzioni dall'inglese sono a mia cura.)


TESTI CITATI E NON LINKATI

Scott Abbott, "Standing: Random Thoughts", in Standing as Metaphor: Homo Erectus in the Culture of Homo Sapiens, http://onstanding.wordpress.com/2011/12/30/standing-random-thoughts/, 30 dicembre 2011 (consultato 15 agosto 2013) 

Martha Graham, "A modern dancer's primer for action", in Dance - A Basic Educational Technique, ed. Frederick Rand Rogers (New York: MacMillan Company, 1941), pp. 178-187.


15 agosto 2013 

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