mercoledì 22 febbraio 2012

la danza in scena

Elena Cervellati, La danza in scena. Storia di un’arte dal Medioevo a oggi (Milano: Bruno Mondadori, 2009).


Fino a dieci o quindici anni fa non vi erano molti volumi in italiano dedicati alla storia della danza. Da allora ne sono usciti molti, alcuni più ricchi e completi di altri. Il testo di Elena Cervellati si distingue dai suoi predecessori per un paio di ragioni significative: la prima è che si tratta di un volume agile (171 pagine, bibliografia e indice dei nomi esclusi) ma non approssimativo; la seconda è che l'autrice dedica all’apertura di ogni capitolo la descrizione di un coreo-testo rappresentativo del periodo storico che affronta. Per esempio, il primo capitolo presenta quello che viene definito come il primo balletto della storia, il Ballet comique de la reyne del 1581, per il peso dato alla parte danzata. Il musicista e coreografo Baldassarre da Belgioioso, che ne curò l'allestimento, lo descrive infatti come "un geometrico mescolarsi di diverse persone che danzano insieme guidate da una varia armonia di più strumenti"; il quinto capitolo propone la descrizione del balletto per antonomasia, Giselle (1841) per poi affrontare il periodo del Romanticismo; il settimo capitolo si incentra su Lamentation (1930) di Martha Graham, un assolo che costituisce una pietra miliare nel campo della modern dance statunitense e della danza contemporanea; il decimo capitolo apre con Blaubart (1977) di Pina Bausch, un altro capolavoro della danza del Novecento, dove la coppia Barbablù-Judit "si riproduce nelle altre coppie che popolano la stanza in cui si svolge l'azione, doppi che moltiplicano una relazione che tanto interesserà, anche in seguiti, la coreografia".

Il metodo adottato da Cervellati è molto importante per una diversa, forse più precisa visione della sotria della danza, in quanto riporta al centro dell’attenzione quello che in questa materia è complicatissimo studiare, ossia proprio le coreografie. Laddove, infatti, in altre discipline il testo da analizzare è spesso un oggetto vero e proprio (romanzi o poesie, per l’analisi letteraria, quadri per la storia dell’arte), nella storia della danza i coreo-testi non esistono se non per approssimazione. Come si sa l’arte della danza è transitoria e, per certi versi, inafferrabile. Scopo dello storico o storica, che si mette in relazione con un testo specifico,  è quello di rintracciare quanto più materiale possibile, sia esso cartaceo, orale, video, fotografico, ecc., e analizzarlo per ricavarne un’idea di quello che quella coreografia possa essere stata. Come sottolinea Cervellati stessa nell’introduzione,

Ho deciso di sviluppare la descrizione di uno spettacolo esemplare per ognuna delle fasi temporali in cui ho scandito il testo, con l’obiettivo di offrire allo sguardo e all’osservazione un oggetto il più possibile ‘concreto prima di tracciare le linee caratterizzanti la fase storica che ha prodotto quell’oggetto stesso.

Cervellati non si cimenta con il complesso processo di ricostruzione di ogni coreografia presente nel volume. Questo avrebbe appesantito il senso del testo. Ella, invece, traccia una panoramica della coreografia scelta e permette, così, di mostrare a chi non conosce la materia, di scoprirla in modo differente, e a chi già la conosce di riscoprirla proprio a partire dalla descrizione dei coreo-testi.


22 febbraio 2012

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